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Asia on the road, dal 24 maggio al 15 ottobre 2015.
Parte 1: Torino - Balcani - Turchia - Iran - Turkmenistan

Le foto del viaggio sono visibili a questa pagina

Questo viaggio programmato e pensato da molto tempo si realizza con il mio ingresso nel mondo degli stipendiati dall'INPS, si, avete capito sono diventato pensionato dopo 43 anni di duro lavoro.

Programmato con l'idea di realizzarlo in moto “come tutti i miei precedenti viaggi” man mano che la data si avvicina, mia moglie e compagna di avventure, dopo varie ripensamenti, giustamente mi fa capire che lei un viaggio così lungo e impegnativo non se la sente proprio di affrontarlo in motocicletta ma che non mi avrebbe impedito di realizzare il mio sogno, mi dice che se voglio posso farlo da solo o magari con qualche amico.

La proposta è allettante ma non me la sento di lasciarla da sola per tutti questi mesi, anche se l'idea di abbandonare questo sogno diventa sempre più bruciante.

Non mi arrendo e dopo vari ripensamenti cambio programma, le propongo di fare il viaggio con una comoda vettura a quattro ruote motrici, lei lì per lì è rimasta un po perplessa (conoscendo la mia spudorata passione per la moto) ma poi piano piano l'idea di partire ha preso il sopravvento anche in lei.

Ottenuto il consenso mi metto alla ricerca di una macchina usata, robusta e affidabile da non spendere un capitale. Dopo varie ricerche così per caso mi si presenta l'occasione di una Hyundai Tucson del 2004 con 115000 km perfetta in tutto, portata via per la modica cifra di 5400,00 Euro passaggio di proprietà compreso.

Naturalmente un buon tagliando dal mio meccanico di fiducia è stato d'obbligo farlo, giusto per avere un minimo di tranquillità.

L'unico sponsor che sono riuscito a trovare è stata la Michelin Italia nella persona di Fabio Merone responsabile marketing con il supporto di 5 gomme “latitude cross”.

Gli unici visti presi in Italia sono stati quelli della repubblica islamica dell'Iran e quello dell'Uzbekistan, il resto li faremo strada facendo.

La preparazione e la pianificazione dell'itinerario è fatta, ho passato diverso tempo sul computer per scaricare mappe e punti GPS da caricare sul mio Garmin emap 62-S, tutto è pronto si aspetta solo il giorno della partenza.

Sistemiamo tutto il necessario come valige personali, tenda da campeggio, tavolo, sedie, fornelletto a gas, caffettiera moka, attrezzatura di primo soccorso, una cassetta con attrezzatura per eventuale riparazione dell'auto (anche se io sulla meccanica sono una schiappa) e varie cose personali.

Il giorno della partenza è il 24 maggio 2015 destinazione porto di Ancona dove la sera abbiamo l'imbarco per Spalato (Croazia), non sembra vero il progetto tanto sognato si mette in movimento.

Sbarchiamo puntuali l'indomani mattina, al porto nessuna formalità, prendiamo subito la direzione per la nostra prima tappa “Tirana” in Albania.

Attraversiamo velocemente la Croazia, la Serbia e il Montenegro in giornata arrivando abbastanza presto a Tirana per sistemarci all'hotel Meridiana (euro 28 compresa colazione). La sera usciamo facendo una lunga passeggiata in centro dove ci accomodiamo in uno dei tanti locali per consumare una ottima cena a base di carne.

Oggi 27maggio trascorriamo l'intera giornata visitando la città di Tirana.

Le attrazioni turistiche si trovano tutte nei dintorni della piazza centrale dedicata all'eroe nazionale Skanderbeg, come la moschea, il museo di storia nazionale, la chiesa ortodossa e l'università.

Nel pomeriggio passiamo più di due ore al coperto in uno dei tanti locali aspettando che una pioggia battente cessi per poi fare una lunga passeggiata lungo le vie del centro storico dove localini allettanti ti invitano a cenare con pochi euro.

Lasciamo Tirana la mattina del 28 abbastanza presto, lungo la via ci soffermiamo per visitare l'imponente castello di Petrele, posto su una rupe rocciosa dove vi è una visione spettacolare a 360°.

La nostra prossima meta programmata sarà la città di Berat, facciamo strade alternative e poco trafficate per conoscere la vera Albania rurale con le campagne ben curate e animali al pascolo.

Troviamo alloggio in una Guest House chiamata Vila Lili, una villetta con appena tre stanze confortevoli, gestita da una coppia di anziani simpaticissimi (euro 25,00 colazione compresa).

La cittadina di Berat è patrimonio dell'UNESCO, l'attrazione più interessante è il suo castello che dall'alto della collina rocciosa domina la città e tutta la vallata, raggiungerlo a piedi è dura ma una volta lassù lo scenario merita la fatica fatta.

Il centro storico addossato alla roccia con i suoi monumenti e le case dalle mille finestre sono di una tale bellezza che è molto interessante soffermarsi per ammirare lo scenario spettacolare, capiamo perché sia la seconda città museo dell'Albania.

La mattina la colazione della signora Lili ci sorprende non poco, è stata un misto di colazione e pranzo messo insieme veramente fantastica.

La sera su nostro invito ci prepara una cena con i fiocchi annaffiata da un ottimo vino che ce lo ricorderemo per tutto il viaggio.

La strada che da Berat va verso Valona passa lungo le campagne curate e lavorate da contadini ancora con strumenti poco innovativi.

Da Valona verso Saranda facciamo la strada panoramica “la SH8” che costeggia il mare per poi salire su dei costoni a strapiombo da dove si gode una visione stupenda sull'Adriatico.

Arriviamo a Saranda dove abbiamo intenzione di stare due giorni data la sua posizione strategica per visitare Butrinti e Girocastro.

Troviamo alloggio in un bel condominio adibito a resort con monolocali attrezzati di cucina e con vista mare a soli 20 euro per notte

Saranda è una località turistica balneare come la nostra Rimini, meno male che in questo periodo non ci sono tanti vacanzieri così possiamo goderci il luogo con una certa tranquillità.

La sera, dopo esserci sistemati e fatta spesa in un supermarket vicino, riusciamo a farci con la cucina attrezzata un bel piatto di spaghetti al pomodoro e una buona insalata. La mattina presto partiamo per le nostre escursioni.

Butrinti abitata fin dai tempi della preistoria è stata una colonia Greca e poi Romana.

Il sito archeologico è molto vasto e interessante, situato in una collina vicinissimo al canale di Vivari che dà sul mare, la sua posizione strategica la portò ad essere nell'epoca Romana una potenza navale non indifferente.

Dopo questa visita molto istruttiva andiamo a Girocastro seconda città museo dell'Albania anche questa patrimonio dell'UNESCO.

Spettacolare il castello dove all'interno si può visitare il museo di armi pesanti delle ultime guerre, dall'alto delle sue mura possiamo vedere tutta la città con i suoi palazzi e monumenti ottomani.

Sulla strada del rientro ci fermiamo alla sorgente dell'occhio blu così chiamata per il colore dell'acqua, è un posto meraviglioso con una lussureggiante vegetazione e una frescura fuori dal normale (merita la visita).

Riusciamo a fare anche una sosta di un paio d'ore in spiaggia facendo il bagno e ammirando il tramonto.

Lasciamo Saranda di mattina presto approfittando del fresco mattutino.

Percorriamo una delle più belle strade di montagna, stretta piena di curve e a tratti mal messa ma il panorama spettacolare che si gode lungo il suo percorso è notevole ripagandoci di tutto il disagio.

La SH75 attraversa le cittadine montane di Permet, Leskovik, Erseke, Korce e Pogradec dove poco dopo si fa dogana per entrare nella repubblica Macedone.

Arriviamo sotto un diluvio di acqua a Ohrid ridente cittadina sul lago omonimo,

per fortuna al momento di cercare sistemazione il tempo ci grazia con una oretta di tregua, in questo lasso di tempo troviamo sistemazione nell'ottima Guest House Joce a 18 euro a notte, il proprietario si dimostra molto gentile dandoci tutte le informazioni sulla città e la disponibilità del posto auto.

La sera, dopo che ci siamo sistemati, riusciamo a fare la prima uscita portandoci l'ombrello, non si sa mai, fino in centro per fare una buona cena a base di zuppa con la carne e per secondo pesce del lago.

Ohrid è una fantastica città adagiata sul lago omonimo, in prossimità e lungo il suo argine è stata creata una passeggiata attrezzata con panche per rilassarsi, locali caratteristici e chioschi per souvenir; è un buon posto per godersi la frescura del lago.

Dedichiamo l'intera giornata a questa città che ci ha colpito molto per la sua bellezza.

La mattina armati di zaino con attrezzatura fotografica e scarpe comode iniziamo la nostra visita iniziando dal monastero ortodosso adagiato su uno sperone a picco sul lago dirigendoci poi verso la pineta che sale fino all'imponente castello, l'antico teatro romano, la vecchia basilica di epoca bizantina con i pavimenti in mosaico ed il centro cittadino con i suoi vicoli pittoreschi.

Finiamo la nostra giornata in un bel ristorante sul lago gustando il pesce locale.

Oggi la nostra destinazione è la città di Skopje capitale della repubblica macedone.

La strada è in ottime condizione, lungo il percorso facciamo pausa pranzo come al solito con la nostra cambusa dove abbiamo scatolame, formaggio, verdure in scatola, frutta, biscotti e pane fresco comprato giornalmente lungo il percorso, naturalmente abbiamo la nostra amata Moka per farci un caffè italiano, questo non ci deve mai mancare.

Tirato fuori tavolo e sedie consumiamo il nostro frugale pranzo sulle rive del lago Mavrovo, un posto spettacolare al fresco degli alberi.

Arriviamo in città mettendoci subito alla ricerca di una sistemazione, la troviamo in un comodissimo e spazioso appartamento nel centro storico vicino all'arco di trionfo con la modica cifra di 25 euro notte.

Skopje è una città in espansione, palazzi e monumenti nuovi si mescolano bene con la parte vecchia perfettamente restaurata, l'ho definita la statuaria per le innumerevoli statue disseminate in tutte le piazze, le vie e i ponti.

Stupendo è il ponte vecchio sul fiume Vardar come anche la piazza centrale, l'arco di trionfo, la moschea, la chiesa Bizantina e il nucleo storico dell'era ottomana.

Girare per le vie e le piazze è stato molto piacevole ed interessante, complice una bella giornata di sole.

Rimaniamo due notti cercando di visitare il più possibile, la sera siamo riusciti a mangiare una delle pizze più buone di tutti i Balcani, siamo stati attirati dal nome della pizzeria “Ragusa” e ne siamo rimasti contenti.

Oggi venerdì 05 giugno lasciamo la repubblica Macedone per entrare in Bulgaria.

La prima tappa la facciamo al monumentale monastero ortodosso di Rila.

Stupendo complesso monastico del secolo decimo, circondato da alte mura, l'interno è formato da un grande cortile circondato da costruzioni di tre piani e con oltre 300 celle per i monaci, al centro si erge la chiesa e la torre del despota.

Nel complesso questo sito ci è piaciuto moltissimo, bella la posizione nel suo contesto e ancora più bella la struttura con le sue decorazioni, l'abbinamento dei colori e l'interno della chiesa piena di icone risalenti al sedicesimo secolo.

Arriviamo a Plovdiv che è tardi ( abbiamo anche un'ora avanti rispetto l'Italia) facciamo fatica a trovare un posto dove alloggiare, per fortuna lo troviamo in una guest house alla periferia della città, non c'è confronto con l'ultima dimora ma non si può avere sempre tutto, camera piccola ma con tutti i servizi e con la colazione compresa al prezzo di euro 24,00 a notte.

Per andare in centro utilizziamo il taxi, costano poco e non vale la pena muovere la nostra vettura, meglio parcheggiata al sicuro.

Plovdiv la vecchia Filippoli è una antichissima città, fu capitale della Tracia e del vecchio impero Macedone poi conquistata dai romani.

Tutto parla di storia antica, lungo le vie del centro si trovano parecchie mura di epoca romana, il teatro ben conservato, il foro romano, l'antico stadio dove si svolgevano i giochi atletici, interessantissimo il museo regionale di storia che custodisce centinaia di reperti dell'era Tracia e Romana.

Una città molto interessante dove si può riempire la mente di storia mentre si passeggia per le vie e le piazze.

Ci godiamo questa città per due giorni facendo anche lunghe passeggiate e rinfrescandoci dentro il bel parco al fresco degli alberi gustando una coppa di gelato.

Lasciamo questo luogo sempre di prima mattina ed imbocchiamo la strada che da lì a poco ci porterà in Turchia, il percorso è piacevole e panoramico, arriviamo in dogana

dove perdiamo solo 30 minuti per le formalità burocratiche.

Entrati in Turchia la strada diventa autostrada velocizzando il nostro andare.

Riusciamo ad attraversare la caotica e trafficatissima città di Istanbul abbastanza in fretta riuscendo ad arrivare a Gedez adagiata sul mar di Marmara dove trascorriamo la notte.

La nostra prossima destinazione è la città di Ankara.

In questa città ci fermeremo due giorni principalmente perché dobbiamo richiedere il visto per il Turkmenistan.

Arrivati ad Ankara troviamo sistemazione alberghiera in centro città così da poterci muovere facilmente con un taxi.

La mattina presto in ambasciata del Turkmenistan passiamo circa due ore dietro a scartoffie da compilare per poi recarsi in una banca vicina dove paghiamo 10 dollari a passaporto, ritornati con le ricevute ci informano che il visto sarà applicato sul passaporto fra 10 giorni lavorativi.

Dopo varie discussioni e spiegazioni del nostro viaggio itinerante arriviamo all'accordo che il visto lo possiamo applicare direttamente all'ambasciata di Mashhad in Iran. Notizia che ci ha rallegrato e facilitato il problema, meglio di così non poteva andare.

Liberi da questo impegno con un taxi ci facciamo portare alla grande e imponente moschea moderna di Kokatepe, l'interno è spettacolare con le finestre dai colori sgargianti, grandissimi lampadari, arcate mastodontiche e grande spazio interno per migliaia di fedeli, il resto del pomeriggio lo trascorriamo visitando la vecchia città e immancabilmente il museo di storia anatolica fornito di migliaia di pezzi pregiati provenienti da tutti gli scavi della Turchia.

L'indomani sempre su autostrade in ottime condizioni e senza pedaggio alcuno ci dirigiamo verso il Nemrut Dagi che domani visiteremo per la terza volta.

Dopo 650 chilometri di strada panoramica ci fermiamo in un hotel lungo la strada a circa 70 chilometri dalla meta.

Come sempre la giornata si presenta assolata e calda, partiamo abbastanza presto per il giro ad anello di circa 300 chilometri su strade alternative e molto panoramiche che ci porterà a visitare in primis il Karakus tumulus dove si dice ci sia la tomba della regina, il ponte a schiena d'asino sul fiume Cendere costruito da Settimio Severo, il castello dei Mamelucchi, Eski kale l'antica Arsemia capitale della Commagene ed infine il Nemrut dove grandi statue spezzate si trovano sparse a terra sul cucuzzolo della montagna ad un'altezza di oltre tremila metri dove si ritiene ci sia la tomba del Re Antioco primo.

Siamo riusciti, spacciandomi per giornalista di una rivista automobilistica a percorrere un tratto di parco chiuso al pubblico su per una sterrata molto panoramica che ci ha portato direttamente alle statue, fantastico.

Anche se il percorso è stato fatto altre volte lo spettacolo naturalistico e culturale è di altissimo profilo e nello stesso tempo emozionante.

La strada che percorriamo è di rara bellezza, stiamo attraversando uno dei tratti anatolici più affascinanti che ci porterà sul lago di Van, abbiamo intenzione di fermarci due notti nella località di Tatvan.

Troviamo facilmente una buona sistemazione nell'hotel Dinc con terrazza panoramica sul lago dove la mattina servono una ottima ed abbondante colazione alla Turca composta da cocomero, pomodori, formaggio, uova ed anguria, il tutto a 37 euro per notte.

L'indomani facciamo una bella gita in auto costeggiando il lago per un bel tratto, percorrendo stradine sterrate panoramiche da dove si gode una visione spettacolare.

La giornata è sempre bella e soleggiata, fa un caldo boia, siamo oltre i 40 gradi.

Ci troviamo un posto dove apriamo tavolo e sedie per gustarci il nostro pranzo fai da te e un buon caffè fatto con la nostra amata Moka.

Oggi altra escursione spettacolare sulla montagna Nemrut, un vulcano con una grande caldera all'interno dove si trovano due laghi, uno formato di acqua azzurra e fredda ed un altro più piccolo con acqua verde e calda, segno che il vulcano non è spento. La strada che porta sulla montagna, da prima asfaltata, diventa sterrata salendo fino alla quota di oltre 2900 metri; da questo punto si gode un panorama che spazia su tutto il lago Van, poi la sterrata vira verso l'interno della bocca del vulcano. Lo scenario che ci si presenta è a dir poco idilliaco e surreale, sembra di essere su un cratere lunare, la vista sui due laghi è fantastica, la sterrata ci porta fino ad un punto molto bello da dove si può godere il panorama in solitudine, ne approfittiamo per aprire tavolo e sedie e fare il nostro picnic.

Il ritorno in hotel lo abbiamo preso largo facendo una strada alternativa a quella dell'andata, percorrendo una sterrata polverosa a tal punto che siamo stati costretti per la prima volta dall'inizio del viaggio a far lavare la macchina in una stazione di servizio.

Lasciamo il lago di Van per la prossima tappa di avvicinamento all'Iran.

Arriviamo dopo 270 chilometri di strada spettacolare nella cittadina di Dogubayazit

dove ci sistemiamo nello stesso albergo di 12 anni fa, nell'hotel Ishak Pasha, nulla è cambiato, camera piccola e colazione minimalista, Euro 25 a notte.

Dogubayazit è una città cresciuta molto nell'ultimo periodo, si trova a meno di 40 chilometri dal confine con l'Iran e quindi quasi tutti i viaggiatori fanno una sosta obbligata. Ma il vero motivo è che non si può non visitare il bel palazzo di Ishak Pasha posto in un contesto paesaggistico di rara bellezza dove dall'alto della collina si gode un panorama a 360 gradi su tutta la vallata. La costruzione in muratura a forma di moschea e un po' castello con mura possenti fatto costruire dall'omonimo regnante ottomano alla fine del 1600 è di una straordinaria bellezza.

Quello che di più attrae in questa zona è l'imponente mole del monte Ararat con la sua vetta di oltre 5150 metri sempre innevata, è onnipresente per centinaia di chilometri, da qualsiasi parte si guardi spunta la cima avvolta da nuvole.

Riusciamo a fare una escursione di circa 60 chilometri in sterrato fino ad arrivare ai piedi di questo immenso vulcano addormentato, non vi dico la bellezza e la maestosità a vederlo dal basso verso l'alto, spettacolo puro nel silenzio della natura interrotto da volatili rapaci che ci gironzolano tutto in torno.

La sera usciamo con l'intento di girare per negozi e acquistare un vestitino lungo e un foulard per Assunta così da essere pronta alla vestizione ed essere consona per l'ingresso nella repubblica islamica dell'Iranla cui dogana varcheremo domani mattina. Dopo vari tentativi e prove d'abito ne sceglie uno da non spendere molto anche perché dopo l'uscita dall'Iran sarà cestinato.

Oggi 15 giugno con piccole e veloci formalità lasciamo alle nostre spalle la Turchia per poi iniziare le pratiche d'ingresso in Iran.

Per i nostri passaporti, avendo il visto già preso a Milano presso il consolato, non ci sono molti problemi, dopo vari uffici e timbri siamo liberi di girare per trenta giorni in questo paese, i problemi iniziano per far entrare l'auto.

Essendo l'unico paese del nostro giro dove richiedono il carnet de passage, avevo deciso di non farlo in Italia sia per la burocrazia che per il costo, forte dell'esperienza fatta nel precedente viaggio in moto nel 2005 quando ero riuscito ad avere il documento in dogana per l'accettabile cifra di 90 dollari americani.

Scopriamo adesso l'assurdità di una richiesta esorbitante, la cifra di 850 Euro compresa assicurazione per soli 10 giorni di permanenza.

Sono matti, questa è mafia locale in accordo con i doganieri, innesco una lunga ed estenuante trattativa che durerà più di tre ore riuscendo alla fine a strappare ed accettare mio malgrado questo benedetto documento con la cifra di 520 Euro.

Purtroppo il coltello dalla parte del manicoce l'hanno loro, così per potere proseguire il nostro viaggio abbiamo dovuto cedere al ricatto.

Abbiamo perso tanto di quel tempo che arriviamo a Tabriz molto tardi facendo un po' di fatica a trovare una ottima sistemazione.

La troviamo nell'hotel Arak scoprendo che la connessione Wifi c'è ma non funzionano nessuno dei social forum e la connessione internet va a singhiozzo tanto da essere inutilizzabile.

Partiamo presto alla volta di Teheran dove abbiamo intenzione di interpellare la nostra ambasciata per vedere se si riesce a prolungare la permanenza in questo paese.

Come tutte le grandi metropoli (questa più di ogni altra) è una megalopoli con traffico automobilistico da paura ed autisti d'arresto, aria irrespirabile e inquinamento acustico assordante.

Facciamo fatica (non poco) a trovare una sistemazione degna per il nostro portafoglio così dopo vari tentativi riusciamo a sistemarci nell'hotel Hally a 65 dollari per notte con l'intendo di trovarcene uno migliore appena possibile.

Oggi venerdì 17 giugno alle ore 9 siamo davanti al portone dell'ambasciata italiana, siamo accolti bene e dopo poca attesa abbiamo un colloquio con il dottor Romani.

Spiegato il nostro problema ci dice che forse una soluzione la troverà però dobbiamo aspettare perché per i musulmani venerdì e sabato sono festivi, quindi non si può contattare l'ambasciata Iraniana prima di domenica.

Ok ci diamo appuntamento per domenica mattina alle 11 sperando di risolvere il problema.

Sabato mattina facciamo il cambio di albergo trovandone uno nelle vicinanze con la stessa cifra ma molto più accogliente, condizionatore funzionante e con in più la colazione compresa.

In questi giorni giriamo la città a piedi e con qualche taxi, visitiamo il centro, il parco Lele, il museo di storia persiana e il grande complesso di madrase con il mausoleo dedicato all'Ayatollah Khomeini.

Puntuali alle 11 siamo in ambasciata ma purtroppo non è come speravamo, otteniamo solo 2 giorni in più di permanenza che ci siamo già mangiati in questa città.

Sono stati lo stesso gentilissimi e li ringraziamo.

Tornati in albergo decidiamo di partire subito raccogliamo i bagagli e ci mettiamo subito alla guida, vogliamo raggiungere la città di Esfahan dove resteremo due notti.

La strada che stiamo percorrendo è abbastanza in ottimo stato, si procede celermente sotto un sole cocente e con 45 gradi, per fortuna il condizionatore fa il suo sporco lavoro. Il paesaggio è brullo e lunare, stiamo attraversando una zona desertica, incontriamo poco traffico e nei pochi villaggi ci rifocilliamo con bibite fresche.

Arriviamo in città che sono le ore 20, troviamo subito una ottima sistemazione nell'hotel Persia vicinissimo ai luoghi di visita ed a 500 metri dalla Emam Khomeini Square.

Esfahan è una cittadina fantastica con millenni di storia, ordinata e poco Iraniana.

La piazza di Emam Khomeini è una delle più grandi del mondo musulmano, misura circa 500 x 160 metri, ai lati si mostrano nella loro grandezza architettonica palazzi e moschee, la più famosa è la Masjed-E-Emam con i minareti rivestiti di maiolica azzurra e portali d'ingresso di rara fattezza.

La città è divisa dal fiume Zayandeh, per attraversarlo nei secoli passati e nei più recenti si sono costruiti diversi ponti, i più belli e famosi sono: il Khaju, il Chubi, il Shahrestan, il Jolfa e il Si-o-Se sostenuto da 33 arcate in pietra. Questo ponte non aveva solo la funzione di unire le due sponde del fiume ma fungeva e funge ancora adesso come sorta di diga per raccogliere e dominare le acque per irrigare i campi e fornire servizi alla popolazione.

Sono stati due giorni fantastici, questa città ci è piaciuta moltissimo, meriterebbe molto più tempo per visitare le sue bellezze artistiche ma purtroppo il tempo ci è nemico dobbiamo lasciare questa meraviglia.

La mattina prestissimo ci prepariamo ad un lungo trasferimento che ci porterà nella città santa di Maschad dove abbiamo appuntamento con l'ambasciata del Turkmenistan per il ritiro della Visa.

Il percorso inizialmente si presenta scorrevole e monotono, man mano che ci si allontana il caldo ci attanaglia ed il panorama diventa lunare e di rara bellezza, siamo entrati nel deserto o depressione salata del Dasht-E-Lut, le montagne circostanti ci offrono forme bizzarre e il terreno a volte bianco di sale, il percorso in lontananza si trasforma in miraggi, peccato che non possiamo soffermarci molto per il poco tempo ma facciamo molte foto lo stesso, non si può trascurare uno spettacolo come questo.

Arriviamo col buio in città e come per miracolo al primo hotel che ritenevo interessante come posizione e come dimora ci si mette subito d'accordo col prezzo alla cifra di 25 euro a notte compreso colazione e parcheggio auto.

Una volta sistemati cerchiamo un ristorante per cenare e poi stanchi dei 1150 chilometri percorsi si va subito a nanna.

Martedì 24 giugno, ci rechiamo subito all'ambasciata del Turkmenistan per svolgere le pratiche e ritirare il visto (pratiche già avviate in ambasciata ad Ankara).

Dopo scartoffie e fotocopie con la cifra di 55 dollari a passaporto otteniamo finalmente la Visa.

Nel pomeriggio facciamo visita al grande complesso di moschee e scuole coraniche di Astan Quds Razavi.

Il turista non musulmano non può entrare dentro le moschee ma si può, tramite studenti volontari che fanno da guida, visitare il complesso dall'esterno depositando macchine fotografiche e cellulari all'ingresso, la donna deve subire la vestizione con il chador fornito dall'organizzazione e alla fine può tenerlo come ricordo.

A parte questo rito, il complesso merita per la bellezza architettonica e per tutto quello che questa comunità religiosa fa distribuendo al popolo indigente ed ai poveri di tutto il paese le donazioni fatte da persone più ricche che possono permettersi di donare.

Lasciamo questo grande paese a malincuore per non aver avuto il tempo necessario per visitarlo a fondo come era nel programma, pazienza la burocrazia ci ha impedito di farlo, magari più in là ritenteremo.

Siamo alla dogana di Sarakhs, svolgiamo velocemente le pratiche dei nostri passaporti per poi iniziare la lunga trafila delle pratiche auto che si rivelano follemente cavillose anche perché in ingresso i documenti non erano stati fatti a dovere come legge chiama, per fortuna il capo dogana prendendosi a cuore il problema ci aiuta a risolvere la questione senza esborso di altro denaro.

Ringraziamo lasciando finalmente questa cavillosa burocrazia della repubblica dell'Iran non sapendo ancora in quale padella andiamo a cuocere.

Assunta esulta di gioia perché si libera del fardello vestiario che è stata costretta a portare per tutto il tempo di permanenza riappropriandosi del suo diritto di donna libera di vestirsi come le piace.

Siamo alla dogana Turkmena dove la delinquenza legalizzata verso il turista è la prassi ordinaria di un paese corrotto gestito da un solo uomo al potere.

Subiamo le imposizioni doganali più disparate cercando di non farci rapinare come due polli, la contrattazione si rivela estenuante riuscendo a ridurre i costi: 11 dollari americani per la tassa d'ingresso a persona, per l'auto tra tassa per il gasolio, assicurazione, permesso di transito e nefandezze di altro tipo paghiamo 100 dollari una vera rapina, in più con il tragitto di transito segnato sulla mappa rispettando il tutto pena ritiro dei passaporti e multa salata, uscita dal paese rigorosamente alla dogana di Farab, totale giorni di transito 5.

Siamo in Turkmenistan paese già visitato nel precedente viaggio ma che non offre niente o quasi di interessante, purtroppo ci serve come transito per raggiungere la meta del nostro itinerario e principalmente anche perché dobbiamo recarci all'ambasciata dell'Uzbekistan di Ashgabat dove dobbiamo farci modificare la data d'ingresso visto il poco tempo che abbiamo potuto spendere in Iran.

Arriviamo un po' tardi nella capitale del paese “Ashgabat” città costruita a mo' di camicia personale dal suo ex presidente, con grandi viali, mega fontane da tutte le parti e palazzi che riportano in mente il periodo romano, tutto sembra freddo senza anima e storia tanto che non mi viene voglia di fotografare.

Cerchiamo subito una sistemazione ma scopriamo a nostre spese come queste persone siano ottuse e squadrate nella testa, sembrano tagliati e modellati da una accetta.

Troviamo un albergo decente con parcheggio auto alla cifra di 35 dollari a notte, vogliamo stare 2 notti per riposarci e magari cercando se questa città scialba possa farci ricredere girovagando per il suo centro che non ha.

All'atto di pagare scopriamo che l'Euro non viene accettato e neanche la loro moneta, la richiesta è di solo dollari americani e fin qui anche se assurdo non mi arrabbio molto, mi arrabbio e come alla richiesta anticipata di 35 dollari in contanti, spiego che in cifra tonda non li ho ma che sono disposto a pagare anticipatamente le due notti con un biglietto da cento ricevendo il resto anche in moneta locale, niente da fare vuole 35 questa sera e 35 domani pomeriggio.

Faccio fatica a capire forse non mi spiego bene, ricalcoliamo il tutto ma la risposta come uscita da un robot è di 35 più 35 in contanti, riescono a mandarmi fuori dei gangheri, guardo mia moglie e dico “fanculo” raccogliamo tutto ed andiamo via cercando altro in zona. Sono le nove di sera ed è buio, altri alberghi si sono comportati come il primo, sono veramente gente col cervello tagliato con l'accetta.

Ci tocca pagare 115 dollari americani per una notte nell'unico albergo che accetta il pagamento con la carta di credito “Pazzesco” ma è la cruda verità.

L'indomani ci rechiamo subito all'ambasciata dell'Uzbekistan dove spieghiamo il nostro problema e in circa un paio d'ore ci risolvono il caso senza per fortuna richiesta di denaro. Raccattiamo il tutto e lasciamo l'albergo in tempo per recarci in banca per fare se possibile il cambio di Euro in dollari americani.

Anche qui ci sarebbe da raccontare pagine e pagine dell'ottusità burocratica, facendola breve dopo varie richieste riusciamo a capire che in un ufficio distaccato della banca dovevamo fare il cambio Euro moneta nazionale per poi cambiare ufficio e ricambiare la moneta nazionale in Dollari, tutto ciò mi porta a pensare come sia possibile essere così ottusi e fuori dal mondo.

Lasciamo questa città per noi inospitale per recarci nell'unica città meritevole di tutto il paese per storia e cultura millenaria “Merv” vicino all'attuale città di Mary dove ci sistemiamo nell'hotel Ellargush non prima di altre contrattazioni e discussioni dove per fortuna alla fine sempre con carta di credito riusciamo a pagare tre notti alla cifra di Euro 150,00 compresa colazione e parcheggio auto.

La sera nel ristorante dell'hotel facciamo conoscenza con una coppia strana ma ben assortita, cordiali, gentili e pieni di entusiasmo, lui Tedesco lei Cinese viaggiano in bicicletta con l'intento di arrivare fino in Cina, si sono dati un tempo di 10 mesi per raggiungere il loro scopo, pedalando e a volte caricando le bici sui mezzi pubblici e sui mezzi di fortuna di gente locale.

Si parla del più e del meno naturalmente il tema è il viaggio, alla fine della serata scambio di telefoni ed indirizzi Web con l'intendo di ritrovarci magari lungo la strada.

Dedichiamo l'intera giornata alla visita della città archeologica di Merv distante pochi chilometri da dove siamo, fa un caldo pazzesco ci sono oltre 40° gradi per fortuna è secco e con la dovuta precauzione di coprirsi il capo riusciamo a sopportarlo bene.

Merv fu una delle principali città dell'Asia centrale posta sulla storica via della seta, diventò presto punto di scambio culturale e politico nonché luogo strategico per l'interscambio commerciale.

Si suppone che questa città sia stata la più grande del mondo antico, la sua origine risale fino alla preistoria, dominata dai Persiani e da Alessandro Magno per poi passare ai Mongoli fino al periodo degli Arabi.

Dal 1999 è diventata patrimonio dell'UNESCO.

Rimane ben poco ma quel poco di mura e resti archeologici disseminati su un territorio vastissimo dove pascolano liberamente gli animali all'interno del sito, tutto questo contesto le dà un fascino particolare, ci vuole molta fantasia ricostruttiva per farsi una idea della grandezza e bellezza di come questa città doveva essere.

Partiamo per avvicinarci alla dogana Uzbeka, la nostra meta è la cittadina di Turkmenabat distante pochi chilometri dalla dogana.

La strada che stiamo percorrendo attraversa il deserto del Karakum, le lingue di sabbia in alcuni tratti invadono la strada.

In questa zona nel periodo Sovietico la politica ha voluto bonificare e rendere fertile tutta questa zona creando la più vasta piantagione di cotone, in parte il progetto è riuscito ma al prezzo di un cambiamento in peggio di tutto l'ecosistema portando a un disastro ambientale di proporzione biblica.

Con la costruzione di canali d'irrigazione presi direttamente dal fiume Amu Darya principale affluente del lago Aral, pian piano è venuta meno la portata di acqua che alimentava lo stesso lago portando in pochi anni le rive a ritirarsi di circa 80 chilometri, il lago a dividersi in due, la popolazione limitrofa che viveva di pesca a soffrire la fame. L'ambiente è diventato invivibile.

A circa 70 chilometri dalla nostra meta facciamo visita alla riserva naturale del Repetek centro di ricerca e studio di animali che popolano questo deserto. Sono quasi mille le specie di animali indigene che costituiscono la fauna: insetti, ragni, rettili, roditori, cobra bronzei, grandi scorpioni neri, tarantole, gazzelle, varani e tantissimi altri animali. Arriviamo in pieno giorno con un caldo che sfiora i 45°gradi il centro ricerche è quasi deserto ma il custode ci apre facendoci visitare il poco che è a sua disposizione le gazzelle, alcuni uccelli rapaci ed insetti vari.

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Si arriva in città dove inizia la solita trafila e tiritera per trovare una sistemazione, dopo vari tentativi per fortuna troviamo un hotel di era sovietica, un casermone con alcune stanze disponibili ma con servizi appena accettabile dove Assunta passa più di mezz'ora per igienizzare il tutto. Stranamente accettano anche la moneta locale.

La mattina dopo di buon ora affrontiamo la dogana di uscita dal Turkmenistan e come previsto lo strozzinaggio continua fino alla fine chiedendoci ancora 22 dollari di tassa di uscita e facendoci perdere molto tempo per scartoffie varie. A questo punto ho deciso e classificato questo stato un paese “truffa” patentato depennandolo con una croce dalla mia carta geografica.

 

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